Combattere lo sfruttamento lavorativo in agricoltura, offrire percorsi formativi qualificati e concrete opportunità di inserimento in aziende etiche. Si rinnova per il settimo anno consecutivo la sfida che Cambalache porta avanti con il progetto di apicoltura sociale Bee My Job. Nonostante l’emergenza Covid19 ancora in corso, infatti, si sono aperte nuovamente le porte della Bee My Job Academy, la scuola per migranti, rifugiati e richiedenti asilo che potranno diventare apicoltori. Porte che al momento non possono che essere virtuali, con un percorso di formazione intensiva online iniziato il 1 marzo e che proseguirà per tutto il mese.
Sono 14 gli studenti coinvolti, di età compresa tra 21 e 37 anni, provenienti da sei diversi Paesi: Etiopia, Guinea, Mali, Gambia, Camerun e Senegal. I nominativi sono stati scelti dopo un attento processo di selezione realizzato in partnership con il Presidio Saluzzo Migrante, progetto della Caritas di Saluzzo, e la onlus Medici per i Diritti Umani, che opera in diverse zone d’Italia in contesti di marginalità sociale. Quest’anno Bee My Job ha dato infatti priorità alle persone che vivono fuori dai canonici circuiti dell’accoglienza e hanno vissuto in passato esperienze di sfruttamento lavorativo, situazione purtroppo ancora molto diffusa in ambito agricolo.
“MEDU – spiega Mariarita Peca, coordinatrice dei progetti per la Onlus – assiste migranti e rifugiati gravemente sfruttati in agricoltura nella Piana di Gioia Tauro (in Calabria) e in altre regioni del Sud Italia. Come abbiamo avuto modo di constatare, l’illegalità diffusa, lo sfruttamento, i ghetti e l’ esclusione sociale possono essere affrontati solo promuovendo legalità, lavoro, accesso all’abitare e conoscenza dei diritti. Questo progetto compie un importante passo in questa direzione”.
Bee My Job, realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e che gode nuovamente del patrocinio dell’UNHCR – Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, prevede una formazione intensiva in apicoltura che si completa con una serie di moduli complementari di sicurezza sul lavoro, lingua italiana settoriale, orientamento ai servizi sul territorio per meglio favorire l’inclusione sociale e professionale dei partecipanti, secondo una schema che è ormai un validato modello.
Quindi si passerà alla fase di matching con le aziende che attiveranno i tirocini, un momento delicato in cui Cambalache lavorerà per far incontrare le esigenze delle aziende apistiche e le attitudini degli studenti. Saranno ammesse al progetto e selezionate solo quelle realtà che garantiranno il rispetto degli standard etici previsti da Bee My Job e che firmeranno la Carta Etica stilata in collaborazione con l’UNHCR. Il progetto, che prevede misure di supporto all’housing in caso di trasferimento dei tirocinanti in zone diverse da quella di residenza, garantirà a queste aziende consulenza qualificata e contributi economici a copertura dell’attivazione dei tirocini.
“L’obiettivo – spiega Mara Alacqua, presidente di Cambalache – è muoversi in sinergia nella stessa direzione, garantire una formazione qualificata, promuovere un accesso al lavoro che rispetti la dignità umana, creare insieme un futuro diverso”.