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Fermento, al via i lavori della Comunità di pratiche e saperi con i workshop di Ashoka

Dar vita a una vera e propria Comunità che si riconosca in obiettivi condivisi e sia protagonista di uno scambio pratiche e saperi sul tema dell’inclusione dei cittadini stranieri. Con questo obiettivo è partito, nell’ambito del progetto “Fermento”, il percorso dei workshop organizzati da Ashoka, realtà internazionale che promuove l’imprenditoria sociale e il cambiamento sistemico. Il 19 novembre, ospitato dal Centro Congressi di Alessandria, grazie all’ospitalità dell’Associazione Cultura e Sviluppo, si è tenuto il primo di quattro appuntamenti nei quali si svilupperanno nuovi percorsi partecipati e condivisi a beneficio di tutti i soggetti più fragili e della crescita sostenibile del territorio.

Un momento di confronto, laboratorio, ragionamento, scambio e crescita. Guidato da Giuseppe Nigro ed Enrica Cornaglia, l’ampio gruppo di partecipanti in rappresentanza di istituzioni, enti pubblici, enti del settore, associazioni ed enti di categoria, rappresentanti della società civile, ha seguito un primo momento di formazione sui livelli di impatto e la teoria del cambiamento e quindi ha potuto sperimentarsi in una serie di attività per arrivare a definire il problema sociale e analizzare il sistema di riferimento in cui le realtà coinvolte operano.

Divisi in 4 gruppi, i partecipanti hanno dapprima lavorato alla definizione di un problema sociale, a partire dal cosiddetto “albero del problema”, uno schema che permette di individuare gli effetti, le conseguenze e le cause del problema stesso, ragionando sulla dimensione territoriale, su chi sta vivendo quel problema, sulla comunità su cui esso incide e sulla sua entità.

A partire dai confronti tra i singoli gruppi di lavoro, sono emersi come problemi evidenti quello della scarsa accessibilità ai servizi, la scarsa integrazione dei figli di seconda generazione, la mancanza di una rete di supporto e la difficoltà per chi esce da progetti di accoglienza a inserirsi a livello abitativo. Il tutto rappresentato negli alberi in grado di riassumere gli effetti (racchiusi nei rami) e le cause (che si ritrovano invece nelle radici, ossia i fattori strutturali a livello di famiglia, comunità, organizzazione, contesto istituzionale che hanno comportato il problema).

La seconda parte del workshop si è invece concentrata sull’analisi del sistema, a partire dal Framework delle 5R, per definire lo status quo del sistema e lo stato del sistema desiderato. Lavorando in questo caso tutti insieme, si è deciso di concentrare l’attività sul “sistema dell’accoglienza” e i formatori hanno chiesto a ciascuno dei partecipanti di individuare almeno un aspetto da attribuire a ciascuna delle R: Risorse, Regole, Ruoli, Relazioni e Risultati.

Molti gli spunti emersi, sia in termini positivi che negativi, riassunti nello schema che riportiamo sotto: dalle risorse economiche di diverso tipo alle risorse umane, fatte di competenze professionali e volontariato; dalle regole che definiscono il sistema di relazioni (e quindi, ad esempio, le normative di riferimento, i pregiudizi che possono incidere sul presente, il diritto all’accoglienza), ai ruoli interni al sistema e alle relazioni tra le varie figure coinvolte. Per giungere, infine, ai risultati che – anche in questo caso – possono essere intesi sia in maniera negativa che positiva, verso la quale tendere.

 

Il percorso andrà avanti nei prossimi mesi, sempre sotto la guida di Ashoka, coinvolgendo partner e soggetti di rete che hanno dato la propria adesione al progetto, ma anche quelle realtà che – grazie alle attività in essere sul territorio – verranno intercettate e con cui si inizierà a lavorare. Con l’obiettivo di creare una Comunità sempre più interconnessa, con una visione condivisa.

Il ciclo di incontri culminerà con la definizione di un Blue-print condiviso: una sorta di manifesto che raccoglierà valori e impegni comuni per la promozione dell’inclusione dei cittadini stranieri in un’ottica di crescita del territorio e della comunità; un canvas su cui ogni attore, indipendentemente dalla sua forma giuridica e dalla sua mission, troverà il suo ruolo. Lo strumento servirà non solo per creare senso di comunità e rete ma avrà un’utilità pratica nello stimolare sinergie utili a ottimizzare risorse e far emergere nuove progettualità di welfare.

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