Formazione professionale, inclusione sociale e lavorativa, battaglia contro ogni forma di sfruttamento in agricoltura, modello virtuoso per la replica in diversi contesti e territori. Fin da quando è nato e poi a ogni sua nuova edizione, Bee My Job – progetto di apicoltura e agricoltura sociale ideato da Cambalache – ha cercato di ampliare l’offerta, sperimentare strade innovative, fissare nuovi traguardi nei percorsi di inclusione di rifugiati e richiedenti asilo, sempre nell’ottica del rispetto dell’essere umano e dell’ambiente. Si è chiuso oggi 5 aprile, con la consegna dei diplomi ai partecipanti, il percorso di formazione dell’edizione 2019, alla presenza di Massimo Gnone, rappresentante dell‘UNHCR – Agenzia ONU per i Rifugiati che anche per quest’anno ha rinnovato il sostegno al progetto. Un’edizione con diverse novità: il reclutamento di beneficiari al di là del territorio alessandrino e piemontese, la specializzazione in tre diversi ambiti lavorativi e il potenziamento delle attività di formazione e orientamento rivolte ad altre realtà italiane nell’ottica di replicare il progetto in diversi contesti.
“L’UNHCR – ha spiegato Gnone, consegnando i diplomi – sta cercando di incentivare la possibilità di inserimento lavorativo a livello nazionale, puntando ad avvicinare le persone ai luoghi dove il lavoro c’è e alle realtà che hanno necessità di personale. Cambalache, attraverso il progetto Bee My Job, è una delle associazioni con cui stiamo lavorando in modo positivo in questa direzione”.
Quindici quest’anno le persone che hanno avuto l’opportunità di accedere al corso, provenienti da diversi progetti di accoglienza sui territori del Piemonte e della Lombardia. Si tratta di richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale originari di Mali, Gambia, Nigeria, Pakistan e Siria. In particolare i siriani arrivano dai Corridoi Umanitari della Chiesa Valdese e della Comunità di Sant’Egidio, esperienza che ha permesso a centinaia di persone di lasciare il Paese in guerra e arrivare in Europa.
La grande novità di quest’anno è stata però l’opportunità di specializzazione sulle tre aree di riferimento. Grazie alla valutazione degli operatori e in base alla scelta e alle attitudini dei singoli, i beneficiari sono stati divisi in tre piccoli gruppi che hanno svolto 20 ore di formazione specifica e pratica direttamente in azienda con i docenti di riferimento: in apiario, grazie alla guida di Abdoul Sane, a sua volta formato in una delle prime edizioni di Bee My Job e ora punto di riferimento del polo alimentare che sorge al Forte Acqui di Alessandria; nell’ambito della potatura, presso l’Azienda Agricola Cascina Goretta di Michele Castelli a Cereseto Monferrato, premiata per due anni con il logo Welcome dell’UNHCR; in quello dell’allevamento animali, all’Azienda Agricola Elilu di Castelnuovo Scrivia. A questa fase faranno seguito i tirocini che si svolgeranno in diverse realtà, su più regioni e scala nazionale, con l’obiettivo di trovare il giusto abbinamento tra candidato e azienda che lo andrà ad accogliere.
Bee My Job rinnova inoltre l’impegno nella lotta contro ogni forma di sfruttamento e caporalato, vera piaga del lavoro in ambito agricolo. Lo scorso anno il progetto aveva previsto la stesura di una Carta Etica, con la richiesta alle aziende aderenti di sottoscriverla, per garantire percorsi rispettosi della dignità umana e dei diritti dei lavoratori. Quest’anno, grazie al sostegno dell’UNHCR il lavoro su queste tematiche verrà ulteriormente potenziato, per rendere i percorsi dei beneficiari ancora più tutelati contro ogni forma di sfruttamento in ambito agricolo.
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