“Sono qui soprattutto per imparare, anche se non ho ancora esperienze dirette in questo settore”, spiega Camara, 22 anni, originario della Guinea, ad Alessandria da un anno e mezzo dopo un periodo passato a Tortona.
“Io invece – afferma Idriss, 27 anni, nato in Benin – sono in Italia dal 2011 e a Felizzano, paese in cui vivo, ho già lavorato nell’ambito del sociale. Ma voglio conoscere nuove strade e aumentare le mie conoscenze in questo settore”.
Michele è di Rivarone, è il più giovane del gruppo con i suoi 20 anni, e ha seguito l’esempio del padre. “Quando ancora la leva era obbligatoria – racconta – mio papà scelse il servizio civile. Anche se in condizioni diverse, sentivo dentro di me che questa poteva essere la strada giusta. E ho scelto l’ambito del sociale perché quello che più mi è vicino, era il modo migliore per mettermi in gioco”.
Elisa, infine, ha 26 anni e vive a Pozzolo Formigaro. Ha studiato Lingue a Genova e poi Didattica di italiano per stranieri a Siena. Dopo un’esperienza in Germania di un anno e mezzo, dove si è occupata di migranti italiani, ha deciso di tornare in Italia. “Ho scelto Cambalache perché ho approfondito le attività in cui è impegnata, i suoi progetti, da Bee My Job a Skill Me UP!, e l’ho trovata adatta a me. Ho esperienza in questo settore, ma voglio migliorare ancora, confrontarmi con nuove realtà”.
Durante i 12 mesi con Cambalache, i volontari avranno modo di approfondire le strade dell’inclusione, con un percorso fatto di responsabilità e nuovi sbocchi. Verranno coinvolti nelle attività dell’Associazione legate alla accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati e chiamati a ideare e organizzare attività interculturali, di confronto, incontro e scambio tra cittadini italiani e stranieri, per valorizzare la diversità culturale e sostenere le diverse forme di cittadinanza attiva. Sul territorio, Cambalache è l’unica realtà che ha attivato due posti FAMI, riservati a titolari di protezione internazionale e umanitaria.
“Intendiamo il volontariato come un percorso di crescita personale e professionale, di consapevolezza e cittadinanza attiva. Un percorso condiviso, basato su pari opportunità, diritti e responsabilità. Su queste considerazioni – spiega Mara Alacqua, presidente di Cambalache – si è basata la nostra decisione di includere due titolari di protezione umanitaria e internazionale, per dimostrare, ancora una volta, che il volontariato non è una ‘dovuta restituzione'”.
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