Esistono realtà che mettono al centro l’uomo, e il suo diritto alla migrazione, e al tempo stesso l’agricoltura declinata in chiave ecologista, attenta alla salvaguardia dell’ambiente, la cosiddetta agroecologia. Cambalache è una di queste e, grazie al progetto Food Relations EU, ha potuto confrontarsi in una due giorni di lavori e dialogo con diverse realtà europee che promuovono la partecipazione e le relazioni tra migranti e comunità locali e contribuiscono a una produzione agro-ecologica con progetti legati ai propri territori.
L’evento, promosso dall’Osservatorio per l’Agroecologia e dalla Fondazione ACRA (in partnership con ABD-ONG, Agronauten, Agroecopolis, Kamba Food e Consorzio Sistema Imprese Sociali), è iniziato mercoledì 25 luglio a Casa Chiaravalle, grande immobile di Milano confiscato alla mafia, inaugurato negli scorsi mesi, dove vivono donne in accoglienza: un pranzo preparato proprio da queste ultime e poi la conferenza in cui le singole realtà presenti hanno potuto raccontarsi. Dalla Catalogna c’era la Comunitat Activa Hospitalet, dalla Germania Cookin’ Hope – das Lernrestaurant, dalla Grecia Lesvos Solidarity – Pikpa. E poi diverse realtà italiane: oltre a Cambalache, erano presenti M’ama Food, Maramao, Orient Experience, Barikamà, Altromercato e Sos Rosarno. Proprio sull’esperienza calabrese si è tenuto un focus che ha raccontato la realtà locale e spiegato come sia possibile creare progetti concreti, solidali, che rispettino la dignità del lavoratore e l’ambiente, anche nelle terre più difficili.
Ci si è quindi organizzati in tavoli di lavoro, concentrandosi su tre tematiche: il ruolo delle comunità locali nel sostenere e influenzare i modelli di crescita personale e la partecipazione dei migranti nei sistemi agro-ecologici alimentari alternativi; come incoraggiare la partecipazione attiva dei migranti alle iniziative; il lavoro dei migranti in agricoltura, ragionando su cambiamenti e opportunità per l’innovazione nel settore. Temi su cui si è poi dibattuto, confrontandosi sulle buone pratiche da portare avanti.
E mentre gli ospiti stranieri hanno avuto modo di dialogare con i cuochi di Kamba, che hanno preparato la cena con piatti e bevande tipiche africane, le realtà italiane hanno fatto visita al progetto agricolo di Casa Chiaravalle, che include un orto, un apiario e una “food forest”, nota anche come foresta di cibo: un tipo di coltivazione multifunzionale a bassa manutenzione in cui crescono piante da frutto e da legno, ortaggi, aromatiche, e molto altro e che prende a modello l’ecosistema della foresta.
Oggi, giovedì 26 luglio, secondo giorno di incontri, il gruppo di lavoro si è spostato ad Alessandria, venendo in visita proprio nella sede di Cambalache. Il focus dell’incontro è stato ovviamente Bee My Job, con il racconto dei suoi punti di forza che lo hanno affermato in questi anni di vita come modello di integrazione su scala nazionale. Un progetto, il nostro, che ha ottenuto il sostegno dell’UNHCR – Agenzia ONU per i Rifugiati e che quest’anno è partito in via sperimentale anche in Emilia Romagna con la Cooperativa La Venenta e in Calabria con Progetto Sud.
La delegazione si è quindi spostata al Forte Acqui, dove – seguendo il nostro Abdul Sane che ha raccontato la sua storia e il suo amore per il lavoro con le api – ha potuto conoscere l’apiario e assaggiare il miele che qui nasce. Infine, si è passati all’orto, dove Rachel Frame, volontaria scozzese del progetto InteGREAT, ha spiegato i meccanismi dell’orto sinergico, allestito grazie al contributo del Fondo Beneficenza Intesa Sanpaolo e la maestria dell’Azienda Agricola Elilu. “Per noi – spiega Chiara Libener, che per Cambalache ha seguito la due giorni di lavori – è stata un’esperienza arricchente. Abbiamo potuto conoscere da vicino realtà che lavorano nei nostri stessi ambiti e sulla nostra stessa lunghezza d’onda e confrontarci con esperienze estere di grande valore. Ma è stato importante esserci soprattutto per la crescita di Bee My Job. I partecipanti, oltre a dimostrarsi interessati ai prodotti, in primis il miele, hanno espresso forte ammirazione per le pratiche che con il nostro progetto abbiamo messo in campo”.
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