Dal 12 al 15 marzo anche Abdoul Sane, rifugiato e operatore presso Cambalache, ha partecipato alla prima fase del progetto “Food for inclusion” ideato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (CN), in partnership con l’UNHCR- Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
In linea con gli obiettivi di Bee My Job, l’iniziativa mira a fornire a rifugiati e richiedenti asilo strumenti utili e formazione qualificata per favorire il loro empowerment lavorativo nell’ambito della gastronomia e la crescita individuale della persona.
Ancora una volta, dunque, i settori occupazionali legati alle attività gastronomiche e agricole sembrano essere quelli più aperti all’accoglienza e alla contaminazione con diverse culture.
Insieme ad operatori di realtà provenienti da varie regioni italiane, Abdoul ha preso parte alle attività didattiche finalizzate allo sviluppo delle competenze relazionali e al lavoro di gruppo e per obiettivi. Le tematiche affrontate sono state igiene, sicurezza sul lavoro e buone norme di manipolazione, storia dell’alimentazione e delle migrazioni e nutrizione e dietetica. Ci sono stati laboratori su menù, ricette, cucina meticcia, sostenibilità in cucina, oltre ad un focus sul sostegno alla carriera e l’attività di tirocinio nel settore.
Questa prima parte del progetto, che vede tra l’altro la partecipazione di importanti partner come Eataly e Slow Food, era rivolta soprattutto a operatori e formatori che utilizzano la gastronomia come elemento per favorire lo sviluppo di competenze e la valorizzazione dei talenti.
Ad aprile e maggio, invece, seguiranno i corsi dedicati specificamente ai rifugiati e richiedenti asilo, improntati alle tecniche di cucina, alle cucine meticce, alle tradizioni gastronomiche dal mondo.
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