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Crescere con Cambalache: l’esperienza dei volontari di InteGREAT

Un mese e mezzo ad Alessandria per lavorare con Cambalache e conoscere le dinamiche che stanno dietro alle migrazioni verso l’Italia, ma anche sostenere le buone pratiche di integrazione attraverso progetti concreti. Rachel e Arman sono i due giovani volontari che in queste settimane hanno collaborato con la nostra Associazione, dando un contributo importante alle attività estive. Una connessione resa possibile grazie a InteGREAT, progetto della associazione AIESEC Italia, realizzato in collaborazione con lo SPRAR, con l’obiettivo di connettere i giovani di tutta Europa, per consentire loro di favorire l’integrazione nelle comunità locali e acquisire gli strumenti necessari ad avere un ruolo attivo nella società europea.

Rachel, 22 anni, scozzese, studente di antropologia, gli occhi dolci e sempre pronta a un sorriso, è arrivata con l’obiettivo di conoscere i percorsi e le vite delle persone che migrano in Italia, cosa succede loro quando si trovano in un contesto completamente nuovo e sconosciuto, su che tipo di sostegno possono fare affidamento. Il suo futuro post-laurea lo vede nell’ambito dell’accoglienza.

Arman viene invece da Curaçao, una piccola isola olandese nel mar dei Caraibi, 20 anni, una serie di esperienze lavorative in ambito manageriale, è arrivato nel nostro Paese per cercare di dare il proprio contributo a creare legami nella comunità locale.

“Non ero sicura di cosa avrei trovato una volta arrivata ad Alessandria. Era la mia prima esperienza come volontaria e a contatto con i rifugiati, ma anche la mia prima volta in Italia. Mi è piaciuto tantissimo”, spiega Rachel, che assieme ad Arman, nelle settimane di lavoro con Cambalache, ha seguito il lavori per la nascita del nostro orto sinergico, la trasferta a Roma per +Gusto #withrefugees, evento organizzato dell’UNHCR – Agenzia Onu per i Rifugiati, la rassegna Estate Insieme al Forte Acqui e l’incontro di Food Relations EU, con altre realtà europee che si occupano di accoglienza e agroecologia. “Lavorare dentro Cambalache – aggiunge – mi ha incoraggiata a cercare altre esperienze come queste nel mio Paese, la Scozia. Ho imparato che i problemi che i rifugiati devono affrontare per integrarsi nella società in cui arrivano non sono solo economici, ma anche socioculturali e psicologici. Spesso queste persone ci vengono mostrate solo come ‘rifugiati’. Ma c’è molto di più dietro questa parola, ci sono degli esseri umani multidimensionali. Per me è stato un piacere lavorare con loro e conoscerli da vicino, quotidianamente”.

Tornando nei loro Paesi, Arman e Rachel si portano dietro un’umanità profonda, conosciuta giorno per giorno, una nuova prospettiva di integrazione. “Poter operare al fianco delle grandi donne che lavorano in Cambalache – concordano – è stato bellissimo. Ci ha permesso di comprendere i diversi ruoli e le procedure necessarie per far funzionare un’organizzazione come questa. A volte può sembrare dura, ma ne vale la pena!”.

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