Andrea è una studentessa di Giurisprudenza e vive a Medellin, Colombia. Rosie, invece, è australiana, di Brisbane, e studia Contabilità e Matematica. Entrambe hanno 19 anni e hanno deciso di partecipare ad un programma di volontariato internazionale.
Grazie al progetto Integreat, promosso dall’associazione studentesca AIESEC, da qualche settimana sono ad Alessandria, ospiti di Cambalache, per vivere un’esperienza che le renda protagoniste attive nella creazione di una rete di supporto per richiedenti asilo e rifugiati. E’ questa, infatti, la mission del progetto ideato per favorire l’accoglienza e l’integrazione dei migranti, il multiculturalismo e la cooperazione internazionale attraverso workshop, attività ricreative e didattiche progettate e realizzate nel corso delle 6 settimane di volontariato presso una ong.
Come avete scoperto il programma e perchè avete deciso di aderire?
ANDREA: Un collega di università, all’inizio dei corsi, mi aveva parlato di AIESEC e della possibilità di trascorrere periodi all’estero, svolgendo attività di volontariato. Sentivo il bisogno di uscire dalla mia “comfort zone”, di viaggiare e conoscere persone nuove. Integreat mi è sembrata un’ottima opportunità per rendermi utile.
ROSIE: Faccio parte di AIESEC da quando ho iniziato l’università e riconosco l’importanza del volontariato, anche come strumento per scoprire mondi lontani dal mio. Quando ho deciso di partecipare ad uno scambio internazionale mi interessava soprattutto visitare l’Europa e, in particolare, l’Italia. Ho scelto Integreat perchè, a differenza degli altri programmi, mi avrebbe dato la possibilità di incontrare persone con diverse esperienze ed estrazioni sociali.
Qual era il vostro punto di vista sul tema della migrazione, prima di partire?
A: Mi era già capitato di discutere di migrazione, soprattutto a scuola. Ho letto molte notizie, ho cercato di capire le cause e le conseguenze, ma sempre guardando all’aspetto giuridico della questione senza soffermarmi su quello dei diritti umani. Per me la migrazione era una delle crisi globali in corso. Conoscevo i fatti, ma non sapevo veramente come funzionassero le cose.
R: Ho studiato il tema delle migrazioni durante il corso di studi interculturali alle scuole superiori. Dal mio punto di vista i migranti erano semplicemente persone in cerca di un futuro migliore.
Qual è la situazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati nei vostri Paesi?
A: La Colombia sta attraversando una fase critica, a causa dei flussi migratori in arrivo dal Venezuela. Il governo cerca di rispondere adeguatamente agli arrivi, ma in tutto il Paese ci sono molte persone in difficoltà economiche. L’opinione pubblica è divisa tra chi è favorevole all’accoglienza e chi vorrebbe chiudere le frontiere. Io credo che la popolazione colombiana, così come quella italiana, dovrebbe essere aperta e dare ai migranti la possibilità di costruire nuove opportunità per il futuro.
R: L’Australia è un Paese multiculturale e i migranti ne sono una componente essenziale. Credo che il governo australiano, così come i governi europei, stia cercando di elaborare delle buone politiche migratori. Al momento, ci sono centri di accoglienza in cui si cerca di rispondere ai bisogni primari dei rifugiati.
Quali attività avete svolto a Cambalache e che cosa avete imparato?
A: Nelle ultime 4 settimane ho lavorato fianco a fianco con i ragazzi accolti da Cambalache. Abbiamo collaborato all’organizzazione delle varie iniziative del periodo natalizio e partecipato ad un laboratorio di attività sportive. La parte più difficile è stata trovare la chiave giusta per interagire con loro. Volevo comportarmi in maniera naturale, ma allo stesso tempo essere sensibile e paziente. Sono davvero grata per questa esperienza e desidero lavorare sodo per lasciare la mia impronta nelle persone che mi conoscono.
R: Siamo state coinvolte in diverse attività e ognuna di loro mi ha insegnato qualcosa. L’attività sportiva ci ha permesso di legare con i ragazzi in maniera spontanea e divertente. La cosa che mi ha stupita di più è stata vedere che, nonostante tutto ciò che hanno subito, riescono ancora a sorridere. Ho imparato quindi ad essere positiva nell’affrontare le sfide e a lavorare per il bene della squadra.
E’ cambiato il vostro punto di vista dopo questa esperienza?
A: Il mio punto di vista sta cambiando. Anche se non è ancora ben definito, ho avuto modo di riflettere su molte cose. Per esempio, ho capito che il sistema giuridico, a volte, non è il miglior amico delle persone. Il sistema che regola le migrazioni ha molte falle che vanno corrette al più presto. Ho capito anche che, nonostante il mondo stia cambiando, molte persone non sono ancora disposte ad aprirsi ed accogliere questi cambiamenti. Questa esperienza mi ha insegnato che l’amore verso gli altri dovrebbe essere il motore delle nostre azioni, ogni giorno.
R: E’ difficile rispondere ora a questa domanda perchè credo che dovrò far maturare questa esperienza dentro di me una volta che sarò tornata a casa. Sto imparando a valutare i pro e i contro di tutto e a prendere in considerazione diverse prospettive per trovare la soluzione migliore ad un problema. Questa è la lezione più preziosa che ho appreso fino ad ora.
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