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Un invito a cena per “sconfinare” dai luoghi comuni

<<Certamente non comprendeva i confini che le persone tracciavano intorno agli altri in base alle loro molteplici manifestazioni; lei e l’Uomo delle rondini superavano quei confini con la stessa facilità con cui respiravano. In effetti, volendo affibbiare un’etichetta ad Anna e all’Uomo delle rondini, come certi si definivano contadini, calzolai o lattai, li si sarebbe potuti chiamare “sconfinatori”>>

“Anna e l’Uomo delle rondini”, Gavriel Savit.

Di confini ce ne sono tanti, troppi. Ci sono quelli che dividono i Paesi l’uno dall’altro, protetti da muri e da recinzioni di filo spinato. Ci sono i confini che noi tracciamo intorno agli altri, che gli altri tracciano intorno a noi. Anche questi dividono, separano.

Anche di etichette ce ne sono tante, affibbiate a caso, per distinguere, creare differenze tra “chi sono io e chi sei tu”. Ma quella di “sconfinatore” è un’etichetta da incollarsi addosso con orgoglio.

Sconfinare significa oltrepassare un limite imposto. Vuol dire raggiungere nuove mete, incontrare luoghi e persone, arricchire il proprio bagaglio di conoscenze.

Per diventare “sconfinatori”, a volte, non serve nemmeno un passaporto. Basta accettare un invito a cena. Da parte di chi? Non si sa.

Lo prevede la formula di “Indovina chi viene a cena?”, un’iniziativa ideata dalla Rete Italiana di Cultura Popolare a cui APS Cambalache ha aderito. Non è possibile scegliere il paese o la cucina preferita, ci si lascia guidare e per una sera si incontrano persone che ancora non si conoscono. Il giorno dell’appuntamento viene comunicato l’indirizzo a cui presentarsi. Qui una famiglia aprirà la porta della sua casa introducendo gli ospiti nel proprio mondo. Il menu, ovviamente, è a sorpresa. Al fine di creare un piccolo circuito di economia solidale e contribuire alle spese sostenute, gli ospiti dovranno versare un’offerta, preferibilmente non minore di 15 € a testa, direttamente alle famiglie, in busta chiusa all’inizio della cena.

Ad Alessandria, il prossimo evento è sabato 21 gennaio. All’indirizzo che sarà comunicato ai partecipanti corrisponde uno degli appartamenti in cui vivono i richiedenti asilo accolti dall’Associazione.

Un invito a cena che offre l’opportunità di ascoltare lingue diverse, annusare i profumi e gustare i sapori che arrivano dall’altra parte del Mondo. Quella parte del Mondo che per noi rappresenta sofferenza, guerra, violenza, miseria. Bisogna sconfinare, però, per scoprire che è anche vita. La vita di un giovane che oggi abita nella “porta accanto”, della sua famiglia ritratta in innumerevoli foto conservate sul cellulare, degli amici e dei compagni incontrati durante il viaggio.

Per aderire è necessario prenotare al numero 339 8012937 (Francesca), o via mail all’indirizzo: franceska7@libero.it

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