Dall’11 al 17 agosto Antu e Lamen hanno partecipato con coraggio ed entusiasmo al campo di Libera a Cascina Caccia, bene confiscato alla mafia a San Sebastiano da Po.
I due ragazzi raccontano che appena arrivati si sono sentiti un po’ spaesati: c’erano altre 20 persone sconosciute, che parlavano una lingua in cui Antu e Lamen non si sentono sicuri.”All’inizio eravamo timidi…” dice Lamen. Dopo l’arrivo però c’è stato un incontro in cui ogni partecipante si è presentato. “Io mi sono presentato parlando in italiano!” dice Antu con orgoglio, e racconta che al campo hanno partecipato ragazzi provenienti da varie parti d’Italia e non solo.
La suddivisione in piccoli gruppi ha favorito la socializzazione, e lo svolgere ogni giorno un lavoro domestico diverso (cucinare, pulire le stanze, apparecchiare) ha fatto sì che ognuno contribuisse al funzionamento della struttura.
Ogni giorno ai partecipanti al campo è stato proposto un lavoro diverso di manutenzione della cascina. Hanno carteggiato e dipinto vecchi mobili, lavorato con le api, curato il frutteto e raccolto le nocciole.
Oltre al lavoro manuale i ragazzi hanno avuto l’occasione di incontrare delle persone con cui hanno trattato il tema della lotta alle mafie e della legalità. Durante questi incontri i compagni hanno aiutato Lamen e Antu a capire meglio, traducendo per loro in inglese.
<<Ringraziamo “the people of Cascina Caccia” e i nostri compagni per come ci hanno accolto.>>
<<Partecipare a questo campo di Libera mi ha permesso di fare nuove amicizie e ora capisco meglio l’italiano. Non so cosa dire, è stato bello!>> _ Lamen
<<Questa esperienza è stata una delle cose più belle che ho fatto da quando sono arrivato in Italia. Ovunque guardavo, vedevo persone con il sorriso. Prima di andare via abbiamo tutti pianto. Vorrei tornare e incontrare di nuovo i miei amici.>> _ Antu