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Il Burkina Faso, un pezzo di Cambalache

Il Burkina Faso, già Repubblica dell’Alto Volta, è uno stato dell’Africa Occidentale privo di sbocchi sul mare e confinante con Mali a nord, Niger a est, Benin a sud-est, Togo e Ghana a sud e Costa d’Avorio a sud-ovest.

L’Alto Volta ottenne l’autogoverno l’11 dicembre 1958, diventando una repubblica membro della Comunità Franco-Africana. Nel 1960 la Francia gli ha concesso l’indipendenza. Il nome attuale, Burkina Faso, istituito il 4 agosto del 1984, significa “la terra degli uomini integri” nella lingua more e nella lingua bamanankan parlate rispettivamente dall’etnia mossi e dell’etnia dioula. Gli abitanti del Burkina Faso sono chiamati Burkinabé.

La popolazione è concentrata nella parte centrale e meridionale del paese. A causa del forte tasso di disoccupazione, centinata di migliaia di Burkinabé migrano stagionalmente nei paesi confinanti in cerca di lavoro. Circa tre milioni di Burkinabé vivono stabilmente in Costa d’Avorio. Questo fenomeno causa periodicamente attriti con i paesi confinanti.

il Burkina Faso è uno dei paesi più poveri del mondo. Gran parte della sua economia è finanziata da aiuti internazionali. L’agricoltura è generalmente praticata da aziende familiari che coltivano da tre a sei ettari. Si tratta di un’agricoltura di sussistenza, con prevalenza dunque delle colture alimentari: miglio, sorgo, mais e riso. Gli altri prodotti agricoli comprendono il cotone, principale prodotto di esportazione, il fagiolo dell’occhio, l’arachide, il sesamo, gli ortofrutticoli e la canna da zucchero. L’allevamento, soprattutto di bovini, piccoli ruminanti e pollame rappresenta una fonte importante di reddito.

L’aspettativa di vita in Burkina Faso è di poco inferiore ai 50 anni; l’età media degli abitanti è 17. Il tasso di crescita della popolazione, secondo una stima del 2000, è di 2,71% e tiene conto del forte impatto dell’AIDS (il 4% della popolazione ne è affetto) come causa di morte nel paese.

I Burkinabé sono suddivisi in due grandi gruppi etnico-culturali: i Voltaici e i Mande, a cui si aggiungono circa 5 000 Europei. I Voltaici, più numerosi, includono il sottogruppo dei Mossi, che costituiscono circa metà della popolazione. I Bobo occupano la regione sud-occidentale di Bobo-Dioulasso mentre le aree aride del Sahel sono abitate da Tuareg, Peul e Hausa.

Per ciò che riguarda la religione, circa il 50% della popolazione è di fede islamica, e il 30% cristiana. Il restante 20% è costituito principalmente da seguaci delle religioni africane tradizionali animiste.

Il francese è l’unica lingua ufficiale del paese, ma quella più parlata è la Lingua More. Sono parlate numerose lingue locali e dialetti.

La capitale è Ouagadougou, chiamata dai locali “Ouaga”. In base alla Costituzione del 1991, il Burkina Faso è una repubblica semipresidenziale.

L’istruzione è obbligatoria per i ragazzi tra i 7 ed i 13 anni. Nonostante questo, ed il fatto che sia gratuita, il tasso di alfabetizzazione è molto basso.

In base al Rapporto Annuale di Amnesty International del 2013, in dicembre ci sono stati manifestazioni e scontri, causati dai tentativi da parte del partito del presidente di emendare la costituzione, per permettere al presidente Compaoré di candidarsi per un altro mandato. A seguito della crisi in Mali, circa 100.000 persone hanno cercato rifugio nel nord del Burkina Faso.
Episodi di maltrattamenti e incarcerazioni arbitrarie sono molto diffusi, soprattutto da parte della polizia nazionale.
La salute materna e infantile è rimasta una priorità per le autorità, che hanno lavorato a fianco di organizzazioni della società civile, per valutare la fattibilità delle politiche finalizzate a migliorare l’accesso ai servizi per i bambini al di sotto dei cinque anni e in parte per le donne. Tuttavia, non è stato ottenuto un miglioramento reale nella qualità dei servizi per la salute materna né nell’accesso ai servizi sanitari relativi alla pianificazione familiare e riproduttivi.
A giugno 2013, il parlamento ha approvato una legge di amnistia per i capi di stato che ne sancisce l’impunità.

Fonti: Wikipedia, Rapporto 2013 Amnesty International

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