il mio nome è Ismail.
Sono guineano, di Nzérékoré, la seconda capitale della Guinea. La mia città natale è vicina alla foresta e alle coltivazioni di mais, riso e manioca.
Lì abitavo con mio fratello Agbacar e mia sorella Fanta nella casa di mio zio.
Da piccolo ho frequentato solo la scuola coranica e ho appreso il francese ascoltando e parlando con gli altri; poi da ragazzo ho imparato il mestiere di idraulico: lavoravo al mattino e al pomeriggio mi davo da fare con altri lavori per aiutare la famiglia di mio zio.
Sono musulmano e frequentavo assiduamente la moschea della mia città. Sono cresciuto con il mio migliore amico, Patrice.
Patrice e la sua famiglia sono di religione cristiana.
Nel 2013 a Nzérékoré sono cominciati degli scontri etnici fra la mia etnia Konianke, di religione musulmana, e l’etnia di Patrice, i Guerze, di religione cattolica o animista.
Le scelte erano due: partecipare agli scontri o rifiutarsi di combattere. Entrambe le scelte avrebbero messo in pericolo la mia vita e quella della mia famiglia.
Ma per me la cosa più importante era l’amicizia con Patrice. Non avrei mai potuto combattere contro di lui, nè fare del male a qualcuno della sua famiglia solo perchè di religione cristiana.
Patrice ed io abbiamo deciso di fuggire. Con la sua moto abbiamo raggiunto il Mali, dove l’abbiamo venduta, trovando così i soldi per raggiungere la Libia. Il viaggio è durato un mese. Entrati in Libia io e Patrice eravamo su due mezzi di trasporto differenti, e il suo mezzo è stato attaccato. E’ così che ho perduto Patrice.
Sono stato catturato e sono rimasto in prigione 3 mesi. Poi sono stato acquistato da un uomo che mi ha messo a lavorare nella sua boutique. Sono però riuscito a raggiungere la spiaggia per lasciare la Libia.
Non sapevo dove andare, mi dissero che tutti gli africani vanno in Italia; ci hanno divisi in gruppi e imbarcati su delle imbarcazioni.
Con me c’erano altri 112 uomini e una ragazza. Dopo due giorni e due notti di navigazione abbiamo raggiunto la Sicilia, proprio quando l’acqua stava cominciando a entrare nella nostra barca.
“La mer, comme la vie, n’est pas facile”, il mare è come la vita, non è facile.
Quando sono arrivato in Alessandria e ho passato la prima notte all’Ostello ero contento: lì vicino c’è una chiesa, ho subito pensato al mio amico Patrice e una volta ci sono anche entrato.
Se sono arrivato qui ringrazio “le bon Dieu”; è un bel posto e se Dio mi donerà un lavoro, vorrei costruire la mia nuova vita qui.
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