La Nigeria, ufficialmente Repubblica Federale della Nigeria, si trova nel Golfo di Guinea, dell’Africa Occidentale. Le città principali sono concentrate nelle pianure del sud. La parte centrale del paese è formata da colline e altipiani. A nord è prevalentemente occupata da pianure aride. I paesi confinanti sono Benin, Niger, Ciad e Camerun. La Nigeria è approssimativamente divisa in queste tre regioni dai fiumi Niger e Benue, che percorrono il paese da nord-est a sud-ovest, per poi confluire al centro del paese, non lontano dalla nuova capitale federale Abuja. A questo punto i due fiumi uniti scorrono verso sud in direzione dell’oceano Atlantico, al cui incontro creano il Delta del Niger.
Le principali città, oltre all’attuale capitale Abuja (dal 1991) e a quella precedente, Lagos, sono: Abeokuta, Ibadan, Port Harcourt, Enugu, Kano, Kaduna, Jos e Benin City. È una repubblica costituzionale di tipo federale comprendente 36 stati.
Alla Nigeria fu concessa la completa indipendenza il 1º ottobre 1960.
La Nigeria è lo stato più popoloso dell’Africa, in cui vi abita all’incirca un quinto della popolazione dell’Africa intera. Nonostante meno del 25% dei Nigeriani viva in un’area urbana, all’incirca 24 città hanno più di 100.000 abitanti.
La grande varietà di lingue, costumi e tradizioni tra i 250 gruppi etnici nigeriani danno al paese una ricca diversità. Il gruppo etnico dominante nel nord è quello degli Hausa–Fulani, la maggioranza dei quali è di religione islamica. Yoruba, Hausa-Fulani e Igbo formano i cosiddetti “Big Three” che hanno caratterizzato la conflittualità politica e militare di tutta la storia indipendente nigeriana, a partire dal 1960. La questione fondamentale riguarda l’allocazione delle risorse e la divisione del potere a livello politico-militare tra il Settentrione e il Meridione, questione che ha sempre visto uno squilibrio favorevole al nord musulmano, in contrasto con la maggior produttività, emancipazione culturale ed imprenditoriale del sud cristiano. L’allocazione ineguale delle risorse a livello regionale ha portato al conflitto civile più sanguinoso e turbolento della storia della Nigeria, ossia la guerra del Biafra del 1967, tentativo di secessione della regione sud-orientale abitata dall’etnia Igbo. Ancora oggi, la questione etnico-localistica è al centro del dibattito politico-economico del gigante africano, con particolare rilievo per le rivendicazioni delle minoranze del Delta del Niger, in testa Ijaw, Ilaje, Urhobo ed Ogoni, che sfociano in violenze contro la federazione e contro le multinazionali petrolifere installate nella regione, una su tutte la Shell, accusate di sfruttare economicamente le risorse petrolifere senza contribuire al mantenimento ecologico e non curanti di una giusta redistribuzione dei profitti.
Le compagnie petrolifere internazionali che operano nel paese (ENI, Shell, Total, Chevron, Exxon Mobil) tramite Joint Venture in cui il partner di maggioranza è il governo Nigeriano, sono anche accusate di disastri ambientali. Alcune ONG, come Amnesty International, un importante studio di impatto ambientale del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente e inchieste giornalistiche, hanno denunciato come in Nigeria sia stato devastato il Delta del Niger, a causa delle fuoriuscite di petrolio dagli oleodotti che hanno contaminato falde acquifere, corsi d’acqua, foreste, mangrovie e campi coltivati dai quali le comunità locali traggono il proprio sostentamento. Nello stesso Paese le compagnie petrolifere praticano il gas flaring, un processo fortemente inquinante per l’atmosfera, che crea un’enorme quantitativo di anidride carbonica. La disastrosa situazione ambientale e sociale in cui versa il delta del Niger viene ribadita dalla sentenza della Corte di Giustizia della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Ecowas, dicembre 2012), che evidenzia come le compagnie petrolifere che operano nel paese (Nigerian National Petroleum Company, Shell Petroleum Development Company, ELF Petroleum Nigeria ltd, AGIP Nigeria PLC, Chevron Oil Nigeria PLC, Total Nigeria PLC and Exxon Mobil) siano responsabili, con la copertura del governo nazionale, per i gravi e ripetuti abusi perpetrati e sottolinea l’esigenza per il governo stesso di riportare tali società alle proprie responsabilità.
Per ciò che riguarda la religione la popolazione si divide quasi perfettamente tra cristiani e musulmani. Gli Hausa-Fulani che vivono nel nord sono in maggioranza di religione islamica. Oltre la metà degli Yoruba (che vivono nel sud-ovest) è di religione cristiana e circa un quarto islamica, mentre la parte restante segue le religioni animiste tradizionali. Gli Igbo sono in grande maggioranza cristiani, e sono il gruppo etnico prevalente nel sud-est. Tra il 2011 e il 2012 si sono registrati numerosi attentati e ripetute stragi contro i cristiani, in particolare in occasione del Natale e della Pasqua, con l’obiettivo di provocare una pulizia etnica: esponenti dell’integralismo islamico hanno infatti posto un ultimatum con il quale impongono a tutti i cristiani residenti nel nord di abbandonare tutto e andarsene.
La lingua utilizzata tra persone di etnie diverse è l’inglese, ma molti nigeriani, oltre alla lingua madre della propria etnia, ne conoscono e ne parlano almeno una seconda: hausa, yoruba e igbo sono le lingue nigeriane più diffuse.
In base al Rapporto Annuale di Amnesty International del 2013, la situazione di violenza e di insicurezza per i cittadini nigeriani è andata progressivamente peggiorando e almeno 1000 persone sono state uccise in attacchi compiuti dal gruppo armato islamista Boko Haram. Poliziotti e soldati hanno commesso uccisioni illegali e sommarie. Migliaia di persone sono state fatte sgombrare con la forza dalle loro abitazioni e detenzioni illegali e arbitrarie sono state perpetuate. Questa organizzazione terroristica jihadista di ispirazione islamica fondamentalista, fondata tra il 2001 e il 2002, ha come obiettivo l’abolizione del sistema secolare e l’imposizione della sharīʿa nel paese; Boko Haram, il cui stesso nome in lingua hausa significa letteralmente “l’educazione occidentale è sacrilega”, ha rivendicato la responsabilità di esplosioni e sparatorie nella zona settentrionale e centrale della Nigeria, attaccando stazioni di polizia, caserme, chiese, edifici scolastici e sedi di giornali uccidendo religiosi e fedeli di religione musulmana e cristiana, politici e giornalisti, oltre che poliziotti e soldati.
Inoltre, tra agosto e ottobre del 2013 il paese è stato colpito da una delle peggiori alluvioni da decenni, che in 15 stati ha provocato la morte di oltre 300 persone e lo sfollamento di un milione di abitanti.
Fonti: Wikipedia, Rapporto 2013 Amnesty International