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falsi miti sugli arrivi via mare: pubblicato il resoconto dell’OIM per una corretta informazione

Sono oltre 50.000 i migranti giunti sulle coste italiane nel 2014: un dato estremamente rilevante e al centro dell’attenzione dei Media di tutta Europa.

Al fine di promuovere una comunicazione quanto più possibile corretta e informata sull’argomento, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ha diffuso pochi giorni fa un resoconto il cui scopo è fare chiarezza sui punti “salienti” riguardanti i flussi migratori e sfatare alcuni luoghi comuni.

Un rapporto redatto allo scopo di informare e che intende analizzare la situazione “bufala per bufala”, fornire strumenti per riflettere e affrontare nel dettaglio i temi più vicini al sentire comune. Il tutto- ovviamente- con tanto di proposte e possibili soluzioni.

I NUMERI 

Non si tratta di un’emergenza in termini di numeri, ma di un’emergenza umanitaria e operativa.

L’arrivo di migliaia di persone via mare (tutte attraverso un punto d’entrata geografico molto limitato e in tempi molto ravvicinati) rappresenta un’enorme sfida operativa e umanitaria per il governo italiano.

D’altra parte però non si può certo parlare di “invasione”50.000 arrivi, anche se diventassero il doppio, rappresentano un numero importante, ma certamente non eccezionale per un paese di 60 milioni di abitanti, anche  rispetto a quanto già accade in altri paesi europei, come in Germania (126.000 richieste d’asilo nel 2013) e in Francia (65.000).  Numeri che poi diventano quasi residuali se paragonati a quanto accade in paesi extra UE (ad esempio il Libano, paese di 4 milioni di abitanti, ospita 1 milione di rifugiati siriani).

Va anche ricordato come per anni l’Italia abbia permesso l’ingresso per lavoro di oltre 170.000 persone all’anno.

CHI ARRIVA

In aumento il numero di persone in fuga da guerre, persecuzioni e regimi.

Rispetto agli anni passati i flussi sono sempre più caratterizzati dalla presenza di persone in fuga da guerre e regimi: infatti i paesi di origine più rappresentati sono l’Eritrea, la Siria e la Somalia. Si tratta di uomini, donne e bambini che giungono in Europa alla ricerca di protezione internazionale. Su uno stesso barcone, oltre ai richiedenti asilo, ci sono anche altri gruppi vulnerabili: donne vittime di tratta, minori non accompagnati, donne incinte. Persone che, secondo le norme internazionali e secondo la legge italiana  hanno il diritto di ottenere protezione e assistenza una volta arrivati nel nostro paese.

MARE NOSTRUM

Mare Nostrum salva migliaia di vite e affronta in modo efficace un’emergenza umanitaria ma deve essere affiancata anche da altre soluzioni. 

L’Operazione Mare Nostrum ha permesso di salvare migliaia di vite e affronta in modo efficace una vera e propria emergenza umanitaria. Il punto non è tanto quanto costi l’operazione in sé piuttosto quanto sia alto il numero di persone (uomini, donne, bambini) che hanno perso la vita nel Mediterraneo in questi anni (700 morti solo nel 2013) e che continuerebbero a morire senza l’intervento della Marina Militare Italiana.

Mare Nostrum non può evidentemente essere l’unica soluzione: occorre anche evitare che le persone si mettano in mare in condizioni sempre più critiche e pericolose. Bisogna intervenire lungo tutto il percorso migratorio attuando politiche di sostegno a favore dei migranti e di tutti i paesi coinvolti, eliminando alla radice le cause dell’immigrazione e predisponendo – anche nei paesi di transito –misure e programmi necessari a fornire un adeguato supporto legale a migranti e  richiedenti asilo in cerca di protezione. La previsione di canali di ingresso sicuri e legali in Europa è l’arma più efficace nel contrasto alle organizzazioni criminali e ai trafficanti.

IL SUPPORTO E I FINANZIAMENTI EUROPEI

L’Europa ha dato molti finanziamenti, qualcosa di più si può fare sul supporto alle operazioni di soccorso in alto mare.

L’Europa ha dato una quota di finanziamenti molto consistente all’Italia. E’ necessario però che vi sia una solidarietà maggiore tra i paesi Membri dell’Unioneche dovrebbero fare di più in termini di programmi di Reinsediamento, ovvero offrire la possibilità di accogliere persone che fuggono da conflitti come quello siriano andando a prendere i rifugiati sul posto per evitare che inizino viaggi pericolosi via terra e mare, quasi sempre con donne e bambini.
Inoltre i paesi europei potrebbero anche contribuire alle operazioni di salvataggio in alto mare, considerato che si tratta di una emergenza umanitaria che riguarda tutta l’Europa.

MIGRANTI E MALATTIE

I migranti non portano malattie, spesso si ammalano in Italia perché costretti a lavorare in nero in condizioni inumane.

Generalmente sono sempre le persone più sane e resistenti ad arrivare in Europa dopo un viaggio di mesi per il deserto prima e il mare poi.

Capita spesso invece che i migranti si ammalino una volta arrivati in Italia, quando diventano vittime di sfruttamento lavorativo  – soprattutto nel settore agricolo – e di organizzazioni criminali italiane e straniere. Lavoratori senza diritti costretti a vivere, per una paga di pochi euro giornalieri, in condizioni igieniche di assoluta precarietà e che anno dopo anno rinforzano il mondo del sommerso, che si alimenta proprio del lavoro sottopagato di immigrati irregolari.

L’Operazione Mare Nostrum prevede uno screening sanitario dei migranti già a bordo delle imbarcazioni. Anche eventuali episodi di contagio dei militari sarebbero comunque in linea con le casistiche riguardanti operazioni di questo tipo. Parlare di pericolo di contagio significa alimentare un allarmismo non corrispondente alla realtà,colpevole di diffondere inutili paure nonché una pericolosa e ingiustificata ostilità.

RESPINGIMENTI

Inapplicabili: operazioni che violano i diritti umani e per cui l’Italia è già stata condannata a livello internazionale.

Chi propone i respingimenti sostiene una pratica per cui l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea di Diritti dell’Uomo, in particolare per la violazione del principio di non refoulement (non respingimento), che proibisce di respingere migranti verso paesi dove possono essere perseguitati o sottoposti a trattamenti inumani o degradanti.

A chi invece propone di aiutarli a casa loro, occorre ricordare – invece – che la maggior parte dei migranti proviene da paesi in guerra.

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